Ricordo quando, scherzando, qualcuno disse “l’unico settore che non vedrà mai la crisi è quello del porno”. Io annuii in silenzio, non convinta, quando ancora il coronavirus e tutte le sue conseguenze erano un pensiero lontano.
In realtà oggi, nel 2021, mi ritrovo a confermare quell’affermazione, dati i successi di OnlyFans, la piattaforma per adulti che ha visto un vero e proprio boom durante la pandemia.
Questa applicazione è un risvolto della medaglia di chi, non vedendo vie d’uscita, si è lanciato nel mondo digital, rimboccandosi le mani e trovando le pose migliori da postare su questo servizio di intrattenimento londinese.
La piattaforma, infatti, secondo le statistiche, ha visto sempre più donne che hanno deciso di affrontare le difficoltà economiche vendendo foto sexy.
OnlyFans, nell’ultimo anno, ha raggiunto (secondo il rotary) più di 90 milioni di utenti e più di un milione di creatori, tra cui figurano modelle, pornostar, rapper e celebrities. Tra giochi di ruolo, infermiere sexy, dominatrici e schiave, ogni giorno sono migliaia di uomini che si abbonano e pagano una delle influencer per attuare le proprie fantasie o arrivare ai suoi momenti più intimi.

OnlyFans, quanto siamo disposti a pagare per conoscere nell’intimo una celebrità?
In un periodo fatto di restrizioni, di ore chiusi in casa e in cui lo smartphone diventa il proprio microcosmo, chiunque può reinventarsi, anche se in maniera non troppo convenzionale. Soprattutto, quando dietro alla condivisione di contenuti ci sono tante dita pronte a cliccare e pagare commissioni in base al tipo di immagine o video fornito.
Se fino a qualche anno fa il porno rappresentava un ambito separato da tutti i media, relegato in angoli oscuri, oggi, invece con questa piattaforma è diventato chiara una cosa: tutti potrebbero farlo.
Instagram è la piattaforma gratuita per influencer, in cui la nudità completa non è consentita e che, attraverso le collaborazioni, permette di monetizzare. OnlyFans si è posta allo stesso modo, permettendo ai creatori di costruire la propria fanbase, con una differenza, però: i fan pagano un abbonamento per visualizzare i contenuti ed interagire con le influencer.
Economicamente, questa piattaforma potrebbe essere un’idea geniale, ma fa fare un’ulteriore passo indietro. Siamo ancora nell’epoca della mercificazione del corpo, in cui si capitalizza l’esibizionismo in un mondo ideale, in cui ogni desiderio immaginato possa diventare realtà.

OnlyFans, il fil rouge tra mercificazione del corpo femminile e social
Tra le piattaforme emerse durante i primi mesi di diffusione della pandemia, OnlyFans è quella che ha colpito di più, scatenando un grande dibattito. Seppur controversa, questa applicazione ha dimostrato quanto i social network abbiano normalizzato la conversazione sul porno, sia riguardo la creazione che la diffusione.
OnlyFans, infatti, mette totalmente nelle mani degli utenti un libero spazio in cui postare quello che vogliono e al prezzo che decidono, dando voce ad una fetta digitale che, prima ad ora non ne aveva mai avuta.
Chiaramente, sin dalla nascita della piattaforma, si è creata una vera e propria scissione del popolo del web, tra chi crede che possa rappresentare una presa di potere delle donne e chi, invece, la vede come un’altra forma di mercificazione del corpo.
In Italia, il dibattito non è stato acceso, poichè la pornografia resta ancora, fondamentalmente, un argomento tabu, come dimostrato anche dagli scandali celati sul revenge porn.
La percezione che ne deriva è che OnlyFans sia uan forma di pornografia legalizzata e non tanto diversa da quelle più blasonate. Da un punto di vista mentale, infatti, è ancora difficile riuscire ad accettare l’idea che una persona, a maggior ragione una donna, possa consapevolmente decidere di offrire le proprie foto in intimo vedendolo come un lavoro o un vero e proprio business.
Nascerà la categoria dei sex workers?
Ancora non siamo realmente pronti a trovare un punto di incontro rispetto ad un fenomeno come quello di OnlyFans, perchè si fa fatica ad interpretare questi creator come sex workers.
In generale, è difficile immaginare che una donna possa decidere di vendere le proprie foto volontariamente, immaginando che il connubio “sesso e donna” possa diventare la normalità, non l’eccezione.
L’organizzazione Libres y Combativas rivela i segreti delle piattaforme online per adulti
Negli ultimi anni l’accesso alla pornografia è sempre più semplice. Tutto si può vedere con un click e, nonostante le restrizioni, l’età media di un giovane che entra in contatto per la prima volta è di 8 anni.
La crisi economica sopraggiunta in un clima già devastato, durante la pandemia Covid-19, ha colpito tutti in modo diverso. Uno dei settori toccati è proprio quello della pornografia.
Con l’aumento della disoccupazione e della crisi della classe lavoratrice, è aumentata del 300% la domanda per entrare a far parte di piattaforme in stile “cam girls“. Questa decisione è stata più volte indicata come una scelta del tutto personale che permette a chi si iscrive, di uscire da una situazione economica terribile, nascondendo un’altra realtà.
Così, OnlyFans, si è posta come una piattaforma in grado di sopperire alla situazione di assoluta precarietà del momento.
Secondo un documentario BBC, #Nudes4sale (immagini di nudo in vendita), i minorenni che si iscrivono per mettere in vendita i propri contenuti espliciti, raggiungono numeri sempre più preoccupanti.
Di fronte alle limitazioni occupazionali e all’impossibilità di raggiungere un’indipendenza economica, l’industria del porno è diventata una soluzione rapida al futuro sempre peggiore che si prospetta.
Quindi, questa sorta di “ultima spiaggia” fa pensare che in realtà, di scelta personale ci sia ben poco.
Quando le alternative che si presentano avanti sono due, spogliarsi per guadagnare o morire di fame, non si è mai davvero liberi di scegliere.