Blitz antimafia a Palermo: 16 arresti nel quartiere Zen per associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsioni, danneggiamenti, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco. Le indagini nello specifico riguardano il capomandamento Tommaso Di Natale e gli arresti sono avvenuti, oltre che un quella di Di Natale, anche nelle famiglie Partanna Mondello e Zen-Pallavicino.
Giuseppe Cusimano tra gli arrestati nel blitz antimafia a Palermo
Il suo ruolo è abbastanza peculiare: Giuseppe Cusimano era infatti il referente per le famiglie indigenti del quartiere Zen. A lui si rivolgevano le famiglie povere in cerca di aiuti, durante il lockdown.

La polizia rende noto che in questo modo le cosche cercano il consenso popolare, diventano un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere i quali si rivolgono a loro in caso di bisogno.
Il riconoscimento sociale e la presenza solida sul territorio, sono elementi fondamentali per consolidare il potere mafioso: nel momento in cui le persone si rivolgono alle cosche quando hanno bisogno di qualcosa, il potere mafioso si rafforza e si consolida.

Siamo portati a pensare che la mafia operi soprattutto in contesti illegali, ma questo è vero solo in parte. I guadagni provenienti da attività illecite sono enormi, e spesso vengono reinvestiti in attività lecite.
Questo consolida la presenza delle cosche sul territorio, che diventano sempre più radicate e ben inserite nel contesto sociale. Si diffondono a macchia d’olio le attività gestite da personaggi mafiosi, impedendo di fatto la libera concorrenza tra imprese.
Tutti sanno chi sono i personaggi di spicco, che ormai sempre meno vivono nascosti e lontani dalla popolazione, e come abbiamo visto si convertono addirittura in punti di riferimento importanti in tempi di crisi.

Il blitz di stamani a Palermo dimostra come le cosche sappiano cogliere ogni opportunità e abbiano agganci che permettano loro di inserirsi in contesti importanti. Ma questo, purtroppo, lo sapevano già.