La nuova variante sudafricana di Covid-19 mette paura: i primi casi si sono registrati in Israele e in Europa il primo paese ad essere stato colpito è stato il Belgio, dov’è stata riscontrata la positività di una donna dopo che questa aveva viaggiato in Egitto attraverso la Turchia.
Caso che ha spinto diversi altri Paesi europei, in primis Italia e Spagna, a vietare l’ingresso a chi proviene o si è recato negli ultimi 14 giorni in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini, paesi nei quali questa nuova variante “in una settimana ha soppiantato quella Delta”
Immediata è stata la riunione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per capire se si ha di fronte una variante “di interesse” o di “preoccupazione”, il cui impatto tuttavia potrebbe essere visibile solo tra qualche settimana.
Nuova variante sudafricana di Covid-19: cosa si conosce? Le mosse delle case farmaceutiche per possibili vaccini

La nuova variante, identificata dall’OMS come B.1.1.529, stando alle prime informazioni, presenterebbe un tasso di mutazioni del genoma ben più elevato rispetto alle varianti precedentemente individuate, compresa la Delta, come confermato anche da Tulio de Oliveira, direttore del Centro per la risposta alle epidemie e l’innovazione in Sudafrica. Mutazioni tutte a carico della proteina Spike, che come ormai è noto, rappresenta la principale arma del virus per invadere ed infettare le cellule suscettibili dell’ospite causando la malattia, e che mettono in dubbio l’efficacia dei vaccini attualmente in uso contro tale variante.

Informazioni, che risultano ancora insufficienti per delineare la reale contagiosità e pericolosità di tale variante, ma le principali case farmaecutiche fornitrici di vaccini, in prima linea Pfizer, hanno dichiarato di essere pronte ad “aggiornare il loro vaccino in meno di sei settimane, ed essere quindi pronti a consegnare le prime dosi in 100 giorni, qualora una variante dovesse dimostrarsi resistente”